Una delle invenzioni più rivoluzionarie del Novecento in ambito commerciale è senz’altro rappresentata dai codici a barre. Tanti dicono che le idee migliori sono quelle che arrivano nei momenti di maggiore relax. Ebbene, per il codice a barre mai frase è più azzeccata, dal momento che è stato inventato su una spiaggia della Florida, verso la fine degli anni Quaranta.
Un’idea geniale… in spiaggia!
Ad avere questa intuizione geniale sono stati due americani, ovvero Norman Joseph Woodland e Bernard Silver. Entrambi, infatti, hanno il compito di trovare un codice che possa marcare i vari prodotti, dietro l’urgente richiesta da parte del direttore di un supermercato. L’obiettivo era quello di avere a disposizione uno strumento che potesse garantire il riconoscimento in via del tutto automatica alle casse e che possa velocizzare sia le code che i pagamenti.
Una giornata al mare come tante ecco che diventa quella giusta per trovare una soluzione a tale problematica. Infatti, Woodland inizia a disegnare sulla sabbia dei punti e delle linee a sviluppo orizzontale, facendo leva sulle sue conoscenze del codice Morse. In men che non si dica, nota che, allungando in verticale tali segni, ecco che andrebbero a formare un disegno che avrebbe potuto diventare un nuovo codice. Ed è proprio quello che noi attualmente chiamiamo codice a barre.
Attenzione, però, dal momento che da quel disegno che è stato realizzato sulla sabbia da parte dei due americani non si è giunti immediatamente al codice a barre così come lo conosciamo al giorno d’oggi. Si è prima partiti da un disegno a cerchi concentrici, che era stato considerato più idoneo ad essere letto da varie angolature.
In realtà, però, alla fine a imporsi è stato il modello lineare delle barre. Un insieme di segni dal punto di vista grafico che si può leggere in varie direzioni. In questo modo, si ha un importante vantaggio, ovvero quello legato al fatto che l’individuazione di un prodotto non venga per forza di cose collegata alla posizione in cui il codice si presenta alla cassa.
Il primo standard
Nel 1971, per la precisione il 3 marzo, è una di quelle date che non si possono affatto scordare. Infatti, delle aziende leader in questo settore trovarono un’intesa per poter sfruttare un codice universale di prodotto per poter individuare ciascuno di essi. Si tratta di un codice che venne chiamato GTIN. Il comitato che nasce da questa intesa sarà protagonista, due anni più tardi, anche all’approvazione e sviluppo del primo codice a barre GS1.
Nel giro di un anno, in un supermercato dell’Ohio della catena Marsh, ecco che accade un evento che è passato alla storia. Per la precisione ci troviamo nel 1974, il 26 giugno alle 8 del mattino, quando la cassiera Sharon Buchanan effettua la prima vera e propria scansione di un barcode che è stato applicato tramite stampa su un pacchetto di gomme da masticare. Il cliente era stato un tale Clyde Dawson e la somma spesa era irrisoria, pari a 67 centesimi.
Dopo questo avvenimento, ecco che tale data entrò nell’immaginario collettivo come una delle più importanti invenzioni nel mondo del commercio. È facile anche capire perché, dal momento che per la prima volta di un’invenzione che ha cambiato la storia del mercato. Provate a pensare cosa succederebbe se anche solo per un giorno i barcode non esisterebbero e i prodotti in cassa non si potrebbero più passare tramite gli appositi scanner. Insomma, il codice di ciascun prodotto facente parte della stessa, dovrebbe essere battuto a mano da parte degli addetti del punto vendita. Quattro anni più tardi, ecco che arriva anche il primo sistema di identificazione standard GS1 nel Vecchio Continente: venne fondato, anche grazie al supporto italiano, l’EAN.